Riflessione introduttiva
Il lavoro di Pier Paolo Bottin è, senz’altro, eccezionale poiché, e a volte quasi in contraddizione con alcuni approcci scientifici citati a sostegno delle sue riflessioni, rompe con il paradigma riduzionista oggi dominante in scienza e si colloca nell’ambito della teoria della complessità.
Ponendo come tema “Il massaggio è il
messaggio” fa bene, coerentemente, a citare il grande psicologo Kurt Lewin
quando dice “Non c’è niente di più pratico di una teoria” e Bottin aggiunge
“per sviluppare una disciplina che riguardi direttamente una “Pedagogia del
benessere” con una base psicosomatica.
La riflessione si apre, quindi, con
il riferimento alla Teoria Polivagale considerata come modello che può essere
applicato alla salute in generale. Ecco che l’approccio alla Teoria della
Complessità si dipana tra bio-neuro e scienze psicologiche non tanto perché
“emozioni e corpo sono reciprocamente dipendenti”, quanto per ché sono
manifestazioni-aspetti della stessa realtà.
Ecco che anche il concetto di
territorio di cui, propriamente Bottin parla, può essere inteso come un
insieme, una dinamica di relazioni interne al Sistema Vivente Umano collocato,
comunque, in un ambiente esterno, dinamiche, per altro, rivolte verso la
costruzione dell’autonomia del soggetto vivente stesso.
Bottin parla di “schemi pedagogici”
che permettono l’acquisizione di conoscenze e di un apprendimento costante.
Facendo riferimento al pensiero del
grande biologo François Jacob, Nobel per la Medicina, e alla sua mirabile opera
“La logica del vivente” si potrebbe dire che da questo punto di vista ciò che
può caratterizzare meglio il processo evolutivo è la sua “apertura” ossia la
tendenza ad accrescere l’autonomia e la capacità regolativa e trasformativa dei
Sistemi Viventi, ovvero la possibilità a rendere più elastica l’esecuzione del
programma genetico capace di permettere all’organismo di potenziare sia la
relazione con l’ambiente che il suo raggio d’azione.
Coerentemente Bottin evidenzia il
processo di “autoregolazione” e ne traccia le vie tenendo conto della
necessità, per il soggetto vivente umano, di essere sempre presente al mondo e
a se stesso nel qui e ora: una sorta di Mindfulness.
Significativa è l’affermazione di
Antonio Damasio “I cambiamenti corporei definiscono un’ emozione…Le
sensazioni sono la consapevolezza conscia dei cambiamenti corporei”.
Per questo, si rendono ancora
necessari studi per capire come l’esperienza emozionale soggettiva, come le
sensazioni nascono dall’interpretazione che il nostro cervello dà a degli stati
corporei o se, come afferma Carl Gustav Jung, vi sia tra cervello e psiche una
relazione di sincronicità ovvero la condizione per cui a un fatto fisico
corrisponda in fatto psichico, fatti legati non da un rapporto di dipendenza o
inter-dipendenza, ma da un comune significato.
Bottin sembra sottintendere la
necessità di costruire-ricostruire una “filosofia del corpo”.
Stimo sia, questa, una necessità che
oggi vada affermata con forza e con rigore scientifico all’interno di una
cultura dominante che, come affermato da Jean Baudrillard, ha fatto del corpo
il “più bel oggetto di consumo”.
Rispetto a questo non si può,
ovviamente, dimenticare la distinzione che la filosofia fenomenologica ha fatto
tra Korper, il corpo fisico, e Leib, corpo vissuto, che potremmo definire come
la proiezione-progettazione del soggetto nel mondo.
Ancora, a conclusione, un richiamo
importante epistemologicamente parlando, fatto da Bottin e implicato nelle sue
riflessioni, quello della necessità di sviluppare una “Pedagogia del corpo”
disciplina che rivisiti criticamente “gli abituali scenari dell’educazione e
della cura, integrando saperi ed esperienze spesso tenuti separati nella
tradizione educativa”.
Ivano
Spano
Università
di Padova
Segretario
Generale Università Internazionale delle Nazioni Unite – per la Pace,
Sede europea/italiana Roma
in foto: il Professor Ivano Spano in una presentazione Vibronika.